INCHIESTA Secondo il ministro per il Sud, è una città che prende ma non restituisce. Invece è l’unica che può, per credibilità, attirare i capitali di cui l’Italia ha bisogno Investire”Milano? , * PER I ‘ LOCOMOTIVA D’ITALIA/1 Tutti gli indicatori sono in crescita, dai turisti alla presenza di capitali stranieri. E adesso la città lavora per promuovere il suo brand, il cui valore è stimato fino a 20 miliardi. Un fattore che darà sprint anche alle quotate Vedi Milano e poi investi di Manuel Follis q è chi dice che è partito tutto con Expo 2015, altri invece sono convinti che le basi per l’ascesa di Milano siano state gettate ai tempi di Gabriele Albertini, sindaco dal 1997 al 2006. Di certo oggi non c’è un solo numero o un solo indicatore economico che non mostri una città in crescita. Investimenti, talenti, turisti, studenti, viaggiatori, hotel, ristoranti, è tutto in aumento e di conseguenza lo sono anche i prezzi, dalle case alla pizza. Prendendo i dati non è nemmeno facile sceglierne uno da cui iniziare per spiegare la crescita del capoluogo di questi anni. Uno dei più divertenti è quello che considera il numero dei permessi di occupazione di suolo pubblico per troupe cinematografiche: nel 2010 Palazzo Marino ne aveva rilasciati 342, l’anno scorso sono diventati 717. Volere che Milano faccia da sfondo a film o video è indicativo? Forse, ma ancora non rende l’idea del business che sta dietro alla città. Parliamo di turisti: nel 2000 Milano attirava circa 3 milioni di presenze all’anno, nel 2009 si brindava à record per aver superato quota 5 milioni mentre nel 2018 i visitatori hanno raggiunto quota 10 milioni, trend confermato nel semestre 2019. Si tratta di un balzo del 100% in nove anni. Per dare un’idea, Londra o Parigi a livello assoluto attirano più visitatori, ma nello stesso arco di tempo sono cresciute rispettivamente del 33 e del 18%. Sul sito del comune è pubblicato un osservatorio permanente che mette a confronto Milano con altre città europee che non sono capitali (come non lo è Milano) ma che sono comparabili per struttura socio-economica e numero di abitanti: Barcellona, Lione, Monaco e Stoccarda. Milano è nettamente prima quanto ad attrazione di imprese e batte le dirette competitor (pur se tallonata da Monaco) per imprese a proprietà estera. Se invece si volesse scegliere un focus più legato alla borsa, Milano quanto a peso del settore finanziario-assicurativo cede il passo nei confronti di Francoforte, Madrid o Parigi, ma secondo le stime di Eurostat le batte tutte se si considera il valore aggiunto di questo settore sul totale regionale. La sensazione è che l’affermazione del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, su «Milano che non dà nulla all’Italia» non solo non sia vera (si veda articolo a pagina 8), ma trascuri anche la capacità della città di prendere molto dall’estero, che si parli di capitali o di talenti. Nel primo caso, se si considerano i progetti greenfield (investimenti diretti esteri per nuovi stabilimenti) sul totale della nazione, Milano surclassa le città europee comparabili. Nel secondo caso, se si parla di talenti, Milano non è ancora attrattiva come Monaco o Barcellona, ma sta lavorando su questo fronte. Non a caso, nel corso degli ultimi due anni sono stati realizzati o sono partiti i progetti per sette nuovi campus universitari (Bocconi, Statale Mind, Brera, San Raffaele, Politecnico, Conservatorio e Humanitas). Il trend di crescita è così evidente e riguarda in maniera trasversale così tanti ambiti e fattori che quasi inevitabilmente ha spinto la città a interrogarsi sul valore del proprio brand. «Siamo molto contenti dell’attuale posizione di Milano in Italia, ma questo non basta», spiega a MF-Milano Finanza Luca Martinazzoli, direttore generale dell’agenzia di promozione della città. «Dobbiamo confrontarci con altre realtà straniere, che peraltro sono molto attive nel business delle città, ossia attrazione non solo di turisti, ma anche di talenti e capitale umano». Qualcosa si sta già muovendo. All’interno del Global City Index, l’annuale classifica mondiale realizzata da A.T.Kearney, nel 2019 Milano si è posizionata al 4lesimo posto su 130 città, premiata proprio per la crescente attrazione di capitale umano, spinta dal fatto che le persone si trovano bene in città (tra servizi, assistenza o trasporti) e dal fatto che fare business è più facile grazie a una governane cittadina e a un’amministrazione che non scoraggia gli investimenti. Il progetto a cui sta lavorando Martinazzoli lavora per promuovere un brand («YesMilano») che faccia da cappello a molte delle attività che hanno come punto di partenza o di arrivo la città oggi guidata dal sindaco Beppe Sala. «Per esempio abbiamo lanciato pochi giorni fa un canale WeChat riservato ai consumatori cinesi, che sono i più importanti in prospettiva per numero e capacità di spesa», spiega ancora Martinazzoli. C’è di più: l’agenzia di promozione potrebbe presto cambiare nome e diventare Milano & Partners (sulla falsariga di Londra o Amsterdam) con l’obiettivo di raccogliere sostegno e risorse sia pubbliche sia private. Al di là di queste iniziative, resta la domanda: quanto potrebbe valere il brand Milano? Fare una stima è complesso e le variabili sono molte. Volendo giocare con le valutazioni e prendendo come riferimento la classifica mondiale di Interbrand sui 100 marchi più importanti nel 2019, che vede al primo posto Apple con 234,2 miliardi di dollari e al 100° Prada con 4,78 miliardi, si evince che il valore medio dei primi 100 brand è intorno ai 21 miliardi di dollari. Ipotizzando che Milano abbia il potenziale per raggiungere il livello medio di un top brand internazionale, il valore si potrebbe posizionare tra 1520 miliardi. Un gioco che prima o poi qualcuno si metterà a calcolare seriamente. La valutazione finale, in maniera diretta o indiretta, sarà poi sfruttata anche da molte aziende quotate. Il primo pensiero va a Fiera Milano, il cui business è legato a doppio filo con l’attrattività della città, attrattivita che peraltro contribuisce a sua volta a incrementare. C’è poi Ferrovie Nord Milano, che sta lavorando a un progetto complessivo sulla mobilità ed è pronta a rilevare la Serravalle. Lasciando perdere possibili quotande, come Sea, che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, la stessa multiutility A2A ha la maggior parte dei clienti che provengono dal capoluogo lombardo. Banca Mediolanum, Banco Bpm, Intesa Sanpaolo o Unicredit hanno tutte all’interno della loro storia pezzi importanti di Milano, Pirelli ha rappresentato la storia della città e di molti dei suoi edifici, Rcs è la casa editrice del quotidiano più rappresentativo di Milano, ossia il Corriere della Sera, così come Campari è stata simbolo della Milano da bere. L’elenco potrebbe continuare a lungo, e c’è da scommettere che una volta che il brand si sarà affermato, molte altre aziende coglieranno l’opportunità. (riproduzione ricarxratal Lo skyline di Milano con ta ti nuovi grattacieli ATTRAZIONE DELLE IMPRESE Milano Barcellona Lione Monaco Stoccarda 0,45 ‘Media (1,00) 1,30 1,35 1,64 Fonte: Osservatorio Milano GRAFICA LIFE/111.AM° FINANZA IL VALORE AGGIUNTO DELLA FINANZA % Valore aggiunto settore finanziario e assicurativo sul totale regionale 2016 Milano Francoforte Madrid Parigi 5,59 7,29 7,18 6,58 GRAFICA NF-MILANO FINANZA r \4., ._ Beppe Sala i i ,