IL FATTORE MILANO E LE NUOVE ALLEANZE: IL CUORE DEL FASHION OLTRE LA CRISI di Maria Silvia Sacchi 30 MILANO E IL FASHION UN RAPPORTO ESCLUSIVO Il capoluogo lombardo realizza un quinto del fatturato complessivo del settore. Qui hanno sede le più prestigiose maison e la maggioranza degli showroom. Armani e l’amore per la «sua» città. Ma tutta la regione è fondamentale di Maria Silvia Sacchi Se mai ci fosse stato bisogno di testimoniare il legame tra Milano e la moda, ci ha pensato Giorgio Armani la scorsa settimana con il suo messaggio rivolto, appunto, alla città. Quel suo «Io ci sono per Milano. Con i milanesi. Con sentimento» che campeggia sulle maxi affissioni in centro come in periferia. Già alcuni lustri fa, d’altronde, lo stilista-imprenditore raccontava i suoi progetti per la città che lui originario di Piacenza gli aveva aperto le porte permettendogli di diventare «re Giorgio». «Vorrei riuscire ad applicare il mio senso pratico non alla moda spiegava in una intervista del 2003 all’Economia-. Occuparmi del sociale, della gente che cerca riferimenti. Dei giovani, soprattutto. Si dice che non hanno interessi ma quando vado all’Anteo (cinema milanese d’ autore, ndr), vedo giovani attratti da un cinema importante. Ecco, voglio dare sfogo a questa richiesta». «La politica non è per me, vorrei occuparmi del sociale a livelli diversi. E, poi, vorrei sistemare Milano, una città che tutti amiamo ma non favoriamo». Citava le «case bellissime distrutte dai graffiti: piuttosto diamo a chi li fa un luogo dove sfogarsi. Oppure sono deturpate dalle insegne al neon che sono la negatività più totale: su questo sarei proprio ferreo». I suoi di cartelloni, li appoggia «a case diroccate, almeno è un’ immagine fresca. Ma ho sempre rifiutato di metterli dove possono distruggere quel minimo di atmosfera della città». Se l’Italia è la moda, Milano lo è all’ennesima potenza. Non solo per le fashion week o per i Green Carpet, ma perché qui sono nati e si sono Carisma Lo stilista Giorgio Armani. Dall’inizio della pandemia è stato promotore di molte iniziative che hanno smosso il settore, imponendo una riflessione sviluppati alcuni dei nomi più importanti del settore, dallo stesso Armani a Miuccia Prada, da Gianni Versace a Dolce & Gabbana che nel capoluogo milanese hanno le loro sedi centrali. Brand noti in tutto il mondo che alla città hanno regalato spazi culturali là dove la città non è, invece, mai riuscita a dare vita a un vero museo della moda. Museo che le altri capitali mondiali hanno: Londra con il Victoria & Albert Museum, Parigi con il Musée Galliera, New York ,ostante n ha nuseo ícato. invece in artd Paes t con il Met. E, semmai, è assurdo che finora non si sia mai posto davvero l’accento su questo settore come vero segno d’identità del capoluogo lombardo. Non fosse altro che per i numeri: dei quasi ioo miliardi di fatturato in senso stretto della moda italiana pre-Covid, un quinto si realizza a Milano. E qui che si svolgono le maggiori manifestazioni fieristiche dagli occhiali al tessuto, dalla pelletteria alle calzature etc che producono un indotto di decine di milioni di euro per la città. Qui hanno sede le istituzioni del I numeri 20 miliardi di euro tturato prodotto dalla da nella sola città di ila no, secondo i dati preCovid -1.04 . settore come Confindustria moda, Camera della moda, Altagamma. Ancora, è a Milano che si concentra il grosso degli showroom, luogo necessario per poter mostrare la moltitudine di offerta prodotta dalla tante maison. Dei 1.049 showroom della Lombardia (per un complessivo di 22 mila addetti) più della metà sono in città. Ed è dalle imprese della moda (intesa in senso allargato, accessori compresi) che sono venute immediatamente donazioni importanti per affrontare la prima ondata Covid, ancora una volta Armani, Leonardo Del Vecchio (l’imprenditore ha casa a Milano dove Luxottica ha la sua sede centrale) o Remo Ruffini, per citare alcuni nomi. Ancora: si deve agli imprenditori di questo settore la riqualificazione di aree industriali dismesse, che hanno acquistato una vita nuova e nuovi, e più ingenti, valori. Una indagine della Camera di commercio su dati registro delle imprese, Aida-Bureau van Dlik e Istat 20192018 raccontava che le imprese attive nella moda in Lombardia sono 33 mila, di cui 13 mila nella produzione, 16 mila nel commercio e quasi 5 mila nel design, e tutte insieme occupano quasi 200 mila addetti per un fatturato di oltre 35 miliardi di euro. Se Milano è in testa, seguono Brescia, Bergamo e Varese. E non si possono dimenticare distretti come la seta del comasco o la cosmetica nel Cremasco e Lodigiano. Per questo e per la caratteristica del settore di lavorare attraverso filiere strettamente connesse la crisi economica innestata dalla pandemia non deve essere sottovalutata. © RIPRODUZIONE RISERVATA gli showroom presenti in tutta la Lombardia, anello essenziale tra produttori e consumatori: L’economia -Corriere della Sera- 7/12/2020